Fonte: Today
Il decreto Aiuti-bis vale 12-13 miliardi per prorogare fino a fine anno gli sconti sulle bollette, i crediti di imposta alle imprese, il taglio di 30 centesimi sulle accise dei carburanti. Ma sul tavolo ci sono anche le ipotesi dei “200 euro bis” e il possibile taglio dell’Iva, almeno su un carrello di beni di prima necessità: pro e contro
Il ministro dell’Economia Daniele Franco presenterà questa mattina alle 11 in consiglio dei ministri l’assestamento di bilancio indispensabile per finanziare il decreto Aiuti-bis: un provvedimento da 12-13 miliardi per prorogare fino a fine anno gli sconti sulle bollette alle famiglie, i crediti di imposta alle imprese, il taglio di 30 centesimi sulle accise dei carburanti per un altro mese o mese e mezzo, così da arrivare a metà ottobre. Ma sul tavolo c’è anche, anzi soprattutto, un altro bonus da 200 euro a 31 milioni di italiani con redditi fino a 35 mila euro. Una serie di misure di sostegno al potere d’acquisto falcidiato giorno dopo giorno dall’inflazione a cui pensa il governo Draghi e che deve ancora essere illustrato a sindacati e imprese.
Il piano di bissare il bonus per i redditi medio-bassi nei giorni di avvio della campagna elettorale estiva, fondi permettendo, non dovrebbe trovare grossi ostacoli almeno nel perimetro dell’ex maggioranza che sosteneva il governo Draghi; c’è anche (ma in alternativa) l’ipotesi del taglio Iva sui beni alimentari, in particolare quelli di prima necessità e a maggior consumo: pane, latte, verdura, frutta, carne. I principali sponsor di questa ipotesi sono la Lega e il ministro Brunetta, ma se è vero che si avrebbe il vantaggio di aggredire direttamente l’inflazione sul carrello della spesa, si impegnerebbe tuttavia la finanza pubblica per aiuti fiscali rivolti anche a chi non è in difficoltà. Un eventuale riforma dell’Iva spetterà realisticamente al nuovo governo.
L’ipotesi taglio dell’Iva
Vero è che “con un miliardo si potrebbe azzerare l’Iva al 5% e dimezzare quella al 10% su alcuni prodotti mirati per 3-4 mesi”, dice Federico Freni, sottosegretario leghista all’Economia. “Penso a pane, latte, verdura, frutta, carne. Abbiamo una settimana per trovare la quadra politica e con le parti sociali: possiamo farcela”. I sindacati nutrono qualche dubbio (Cgil e Uil su tutti, meno la Cisl). “L’aumento vertiginoso dei prezzi sta colpendo duramente lavoratori e pensionati minacciando il potere d’acquisto delle retribuzioni. Una situazione allarmante che rischia di aggravarsi nei prossimi mesi mettendo in pericolo i consumi e la ripresa. In tal senso, è fondamentale implementare le misure adottate finora per contrastare l’impatto dell’inflazione ed evitare ripercussioni drammatiche per la tenuta sociale del Paese. E’ prioritario, dunque, intervenire azzerando l’Iva sui beni di prima necessità come pane, pasta, latte, frutta e verdura – dice Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL – Si tratta di provvedimenti urgenti che non possono aspettare settembre considerata l’instabilità dell’attuale quadro economico. Chiediamo pertanto al Governo di ascoltare le proposte di tutte le parti sociali e convocare quanto prima un tavolo allargato per affrontare l’emergenza legata al caro prezzi”. Confesercenti e Confcommercio sono assolutamente favorevoli al taglio dell’Iva perché rilancerebbe i consumi. Costerebbe però molto, quasi 4 miliardi, l’azzeramento dell’imposta sul valore aggiunto per pane, pasta, farina, patate, latte e olio d’oliva e il calo dal 10% al 5% dell’Iva su carne bovina, di vitello e di pollo, salumi, pesce fresco, uova, cioccolato e gelati.